A chiaro testo


 Non fare oscura glossa

 

 

Ammonivano i giuristi.

E così metto in linea senza aggiungere osservazione di sorta una comunicazione del nostro caro Angelo Derqui sul tema che abbiamo cercato di sviscerare anche .... frugando nei visceri.

 

                    Gli introvabili Planar a 5 lenti .

Cari amici , ho raccolto sul Forum una documentazione dalla quale affiora un’attività di ricerca Rollei impressionante e dove quasi mi terrorizzano gli approfondimenti delle conoscenze tecniche sulla nostra cara biottica. Purtroppo è lungi da me questa cultura così ricca e raffinata: io faccio parte del gioioso proletariato rurale della biottica, sono un contadino di Braunschweig innamorato senza troppe complicazioni della Rollei.
La cosa che, inoltre, mi turba un po’ è il volermi, da parte vostra, mettere sul piano di Prochnow….secondo Angelo Derqui…….secondo Claus Prochnow… Lasciamo perdere questi confronti: fra me e Claus c’è un abissale baratro di competenze ed è quindi un’eresia accostarmi a Prochnow che nel campo delle conoscenze Rollei è un maestro assoluto grazie anche alla sua posizione di progettista della F&H che gli ha, verosimilmente, spalancato l’accesso agli archivi e a tutte le fonti di informazioni.
Per quanto riguarda le notizie relative alle matricole delle fotocamere equipaggiate con 5 o 6 lenti io ho raccolto informazioni a Braunschweig (1987) dai manager dell’azienda (Dietmar Kanzer e Hubert Schmidt), informazioni riconfermate da Udo Afalter e Ian Parker ( evidentemente tutti abbiamo pescato nello stesso ruscello).
Prochnow ha azzerato tutte le vecchie letterature e ha svelato le nuove “verità” alle quali dobbiamo tutti allinearci; d'altronde prima di Copernico i tolemaici erano i depositari del “sapere celeste” anche se infarcito di cazzate.
Ritornando all’accanimento che imperversa sulle 5/6 lenti ritengo il problema quasi irrilevante e a mio giudizio non mi sembra meritare tutta questa profusione di energie e mezzi per la ricerca. Di una donna interessa di più sapere se abbia o non abbia le invisibili tube di Falloppio o è più importante che sia un gran bel pezzo di “figliola” ?
Per me la 3,5 F è sufficientemente inquadrata grazie alle particolarità emerse dalla ruspante analisi visiva trascurando il problema delle lenti nascoste nell’ottica. Con lo stesso criterio non mi sembra, ad esempio, importante sapere se sia stato modificato un ingranaggio del “trasporto” o se, nella meccanica, una ruota dentata in bronzo sia stata, in seguito, realizzata in acciaio o se il cilindretto del dispositivo di “tasto”, nato nichelato, sia stato , in seguito, cromato.
Non ho mai voluto entrare nel “ventre” della biottica, non ho mai voluto esplorare ciò che è nascosto sotto all’accattivante livrea semplicemente perché avrei dovuto affrontare problemi di ottica e di micromeccanica , problemi non alla mia portata data la mia totale impreparazione. Si tenga presente che il mio livello tecnologico generale è tale che quando premo il pulsante di un interruttore e si accende una lampadina, per me continua ad essere un evento miracoloso! Figuriamoci parlarmi di MTF! A me l’interazione delle aberrazioni, il picco di risoluzione, le letture tangenziali e l’orientamento di calotta mi fanno paura; a me un’ottica regala delle suggestioni e nelle fotografia, come del resto nella vita, le suggestioni sono fondamentali. Ecco perché molti, quasi certamente sbagliando, preferiscono il Tessar al Planar.
Ho tentato di umanizzare la Rollei, l’idea mia era di raccontare la “favola Rollei” e ho compilato un “curriculum” della biottica grazie alla mia defunta collezione che, comprendendo tutti i modelli realizzati dal 1929 al 1975 (escluse la 3,5E2 e la 2,8E3, mai viste), mi ha consentito di evidenziare, per ogni modello, le caratteristiche essenziali per il “riconoscimento”.
Per ogni modello di fotocamera ho indicato non quello che ho sentito dire o che ho letto da qualche parte, ma quello che ho visto e verificato nella mia collezione ( fotocamera in mano ).
Certo non mi sono preoccupato se i Planar e gli Xenotar delle 3,5 F nascondessero 5 o 6 lenti e, grazie a Dio, non mi è mai venuta l’idea di cannibalizzarli per verificarlo.
Certamente mi farebbe piacere vedere i rolleisti interessati anche ad altri problemi agganciati al mito Rollei, a quell’affascinante mondo della biottica che ha catturato il nostro interesse.
Mi accorgo, invece, che per la maggior parte degli appassionati esistono solo la 3,5F, la 2,8F, la Tele e la Grandangolo, meglio se in condizioni A e, ancora meglio, se con il copriottica cromato e il copricellula opaco. Nessuno si chiede che importanza avessero avuto l’Automat del 1937 e l’Automat 3,5 C del 1956, o come la F&H potesse avere a disposizione i Tessar Jena dal 1949 al 1954 circa, in piena “guerra fredda” fra le due Germanie, o perché verso la metà degli anni’70, nelle ultime produzioni, venissero utilizzate ancora le ottiche Opton Pl e T , o perché, sempre nelle ultime produzioni, si montassero solo ottiche Schneider ( anche la Rolleiflex T, indissolubilmente legata al Tessar, fu equipaggiata con uno Xenar).
Del mondo Rollei biottica conoscere solo la 3,5F e la 2,8F è come se della storia dell’Unità d’Italia ricordassimo solo l’ultimo atto a Porta Pia, dimenticando tutti i precedenti e fondamentali eventi risorgimentali.
Si preferisce giocare con le “moderne” e con le 5/6 lenti, problema quest’ultimo di difficile soluzione. Anche dai risultati delle ricerche apparse sul Forum affiorano delle perplessità dovute alle sabbie mobili delle matricole.
Alla luce delle indicazioni emerse dalle ricerche di “Ologon” si potrebbe ritenere risolto il problema delle 5 o 6 lenti riconoscendo attendibile la dichiarazione della Zeiss che indica dall’ottica n.1952833 l’equipaggiamento a 6 lenti (chi meglio di Zeiss può conoscere i problemi Zeiss ?)
Io credo che la F&H, probabilmente, volesse far esordire la 3,5 F (febbraio ’59) con le nuove ottiche a 6 lenti ma avendo a magazzino una scorta(quante?) delle vecchie 5 lenti (montate nelle 3,5 C sino a tutto lo stesso febbraio ’59) abbia voluto impiegare, ad esaurimento, queste giacenze. Ma per quante 3,5 F?
Segnalo di seguito, a titolo informativo, le matricole sia delle fotocamere che dei Planar (sicuramente a 5 lenti) relative alle mie Rollei 3,5 C, biottica forse più conosciuta come 3,5 E :

Camera n. 1751186 Planar n. 1764126
“ 1775944 “ 1788357
“ 1782088 “ 1952617 Siamo al limite delle 5 lenti (1952833 come da Zeiss)
“ 1860022 “ 1786100 E qui, purtroppo, torniamo indietro
“ 1861409 Xenotar 5199781
Da quanto esposto si evince che la F&H inviava le ottiche alla catena di montaggio senza rispettare la progressione delle matricole e ciò complica ogni ragionamento e disorienta chi, come voi, tenta quel tipo di ricerca.
Dal canto mio sull’argomento 5/6 lenti, come già detto, ho indicato il classico 2800000 avuto in eredità dai “mostri sacri”; oggi sappiamo che, quasi certamente, risulta essere “ciccato”.

A proposito di errori, purtroppo, nei miei libri quasi con naturalezza ho scritto diverse altre “cazzate” e, purtroppo, scripta manent; ma questo è il rischio che ho preventivato affrontando il terreno abbastanza insidioso della storia della “lontana e teutonica” F&H.
Molte delle mie inevitabili lacune ho potuto colmarle grazie alla collaborazione dei “rolleisti” che mi hanno segnalato inesattezze ed errori e che continuo a ringraziare come ringrazio ancora Grelli, Grifo e Fotodozzese che hanno creduto in me sponsorizzando la stampa dei miei “appunti”.
Nell’editoria Rollei gli unici testi sicuramente affidabili sono quelli del compianto Prochnow che è il più accreditato e grande cantore del fenomeno Rollei da lui celebrato compilando una preziosa e monumentale opera: la “Rollei Report”, vera Bibbia/Corano delle produzioni di Braunschweig.
Ho avuto la buona ventura di conversare telefonicamente (tramite interprete) con Claus Prochnow e sono lieto di essergli stato utile fornendogli foto e notizie relative al raro contafotogrammi della Rolleiflex del 1929; l’avermi citato su Rollei Report, come chi ha fornito un mattoncino utile per la sua faraonica costruzione, ha esaltato il mio “ego” smisurato che è andato in brodo di giuggiole.

Ciao a tutti Angelo


 

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