Rolleiflex & MAMIYA C330


 

Chi siamo
Perché sul Web
Le macchine di Rollei
Le Rollei nella pratica
Rollei & Il resto del Mondo
Opinioni e varietà
Gallerie personali
Affari di Rolleisti
Links
Contatti

HOMEPAGE

 

Rollei con ottiche intercambiabili

e Mamiyaflex

Parlare per paradossi talvolta aiuta a introdurre argomenti la cui trattazione non sapremmo altrimenti giustificare .

La pagina Rollei e il resto del mondo è nata con l'intento di prospettare una serie di vite parallele tra prodotti Rollei e quelli di altri costruttori. Poi il desiderio di parlare di un prodotto innovativo ci ha già portato a formulare un confronto tra Leica Digilux II e Rollei Dk 3000, per vero poco proponibile. L'interesse per una biottica insolita nel suo genere  ci invita a ricercare lo spunto (confessiamo: il pretesto) per uscire ancora una volta dall'universo Rollei. E così parliamo di due apparecchi che, pur avendo a base un'unica idea, hanno avuto destini tutt'altro che paralleli dal momento che uno non è andato al di là del prototipo, l'altro è stato realizzato in migliaia di esemplari ed ancora viene usato da numerosi professionisti.

L'idea che accomuna la Rolleiflex ad ottiche intercambiabili e la Mamiyaflex è la stessa: se la focale di 75 o 80 mm che normalmente equipaggia la biottica non sempre soddisfa le nostre esigenze, consentiamo la sostituzione dell'intero gruppo, anteriore, comprensivo della coppia di obbiettivi, di mira e di presa. Garantiamo la chiusura della camera di presa con apposita antina mobile, in modo da consentire il cambio delle ottiche ad apparecchio carico e lasciamo all'estro dell'operatore la scelta della focale più adatta.

La F&H ha sviluppato tale idea partendo da un corpo già esistente, quello della 2,8 E. Il Planar 2,8 di normale dotazione poteva essere sostituito da un Distagon 5,6/60 mm e da un Sonnar 4/135.

Angelo Derqui dedica la pagina 133 del suo libro Le Biottiche moderne a questo prototipo e ci offre nelle pagine successive due immagini ben chiare, del corpo macchina e dei frontali grandangolare e tele, dalle quali risultano palesi taluni   dati significativi.

La cortesia dell'Autore ci consente di mettere in linea la scansione delle due immagini, (per vero assai scadente, non siamo riusciti a fare di meglio con lo scanner a nostra disposizione); appaiono evidenti i robusti chiavistelli che tengono in sede le parti mobili e la sicurezza, collegata al volet di chiusura.

Gli obbiettivi usati sono gli stessi che andranno ad equipaggiare grandangolo e tele, ovvero il Distagon 60/4 e il Sonnar 135/4.

Il prototipo suscitò molto interesse ma la produzione non fu mai avviata per decisione dello stesso Heidecke, forse per scarsa fiducia nella possibilità di diffondere un apparecchio del genere.

Il complesso, costi a parte, sarebbe risultato certo più trasportabile di un trio di Rollei e, rispetto all'impiego degli aggiuntivi Mutar (cui ci riserviamo di dedicare apposito paragrafo) i risultati sarebbero stati certo migliori. Verosimilmente la scala metrica riportata sul bottone di messa a fuoco sarebbe stata valida per un solo obbiettivo e così pure il mirino a traguardo, ma quest'ultima limitazione sussiste, per le ottiche grandangolari (non per i teleobbiettivi per i quali è prevista apposita finestrella di riduzione) anche per  la Mamiyaflex che pure ha avuto un notevole successo tecnico e commerciale. Sicuramente la messa a fuoco del teleobbiettivo partiva da tre metri circa, ma tale limite affligge anche la tele  che pure fu commercializzata.  Le ragioni della scelta non sono quindi del tutto chiare.

Ai collezionisti rimane il rimpianto di non potersi contendere questo miracolo della tecnica che, pur con le limitazioni inerenti alla tipologia, avrebbe ancora molto da offrire.

Ennesima provocazione di Altair: visto che è stata imboccata la strada delle repliche, non sarebbe forse un successo commerciale la comparsa sul mercato di questo prototipo, finalmente messo in produzione?

Ma passiamo alla Mamiyaflex.

Più che di un apparecchio si deve parlare di un sistema completo, pensato per far fronte a tutte le esigenze di un professionista che lavora all'interno di uno studio e anche all'esterno, senza preoccuparsi di peso e ingombro.

I limiti dati dalla differente escursione della piastra porta obbiettivi in funzione della lunghezza focale sono stati superati  mediante un soffietto che consente agevolmente la messa a fuoco delle focali più lunghe anche a breve distanza. Le ottiche in dotazione vanno dalla lunghezza focale di 55 mm a quella di 250 mm. La scala di messa a fuoco può essere commutata in funzione della lunghezza focale. Tra gli accessori, oltre a schermi di vario genere, filtri e paraluce vi sono anche due modelli di pentaprisma.

Non vado oltre nella descrizione dell'apparecchio poiché le notizie fornite in questo sito non vogliono far concorrenza al libretto d'istruzioni. Suggerisco a chi vuole saperne di più di leggersi l'ottimo capitolo, a pag. 188 del libro che riporta articoli tratti dalla Rubrica l'usato sicuro apparsi sulla Rivista Fotografare, Edizione Cesco Ciapanna, 50 fotocamere senza segreti). Lo scritto è interessantissimo poiché fornisce tutte le notizie necessarie per un corretto impiego di apparecchio e accessori, di cui offre una panoramica completa.

Segnalo poi l'indirizzo

www.lungov.com/wagner/004c.html

ove potete trovare una suggestiva immagine dell'apparecchio con obbiettivo da 135 mm e mirino  denominato Porroflex, con un sistema a specchi che restituisce l'immagine dritta e non invertita  e ancora

www.btinternet.com/~g.a.patterson/mfaq/m_faq-contents.html

ove potete trovare una vera miniera di dati tecnici.

Passo invece a svolgere alcuni rilievi pratici, frutto della mia esperienza, per vero limitata, sia per quantità del materiale a disposizione, sia per uso solo occasionale. Non metto in linea immagini poiché fino ad ora ho usato l'apparecchio in mio possesso per foto dei nipoti e prudenza consiglia di non mettere in rete immagini di minori, ma vi assicuro che i risultati sono stati interessanti.

La Mamiyaflex non ha la praticità d'uso di una Rolleiflex. Il peso del complesso, anche con un solo obbiettivo, è dell'ordine di un paio di chili ed l'ingombro è notevolmente superiore rispetto ad una biottica classica. La dotazione minima di un grandangolo e un teleobbiettivo aggravano la situazione. La forma, pur se squadrata, è ricca di protuberanze e asperità che sembrano fatte apposta per impigliarsi nei vestiti. Vien fatto di ripetere un'osservazione che ho trovato al primo indirizzo sopra menzionato: l'apparecchio è costruito in Giappone ma il disegno fa pensare ad un progetto sovietico. La mancanza di una borsa pronto (che invero somiglierebbe a un bauletto), pregiudica ulteriormente la maneggevolezza.

Tutto ciò non interessa molto chi lavora all'interno di uno studio o comunque di un'abitazione e può quindi tranquillamente servirsi di treppiede e di banco di appoggio o chi considera l'apparecchio fotografico non come un compagno di viaggio ma come un motivo di viaggio e  si attrezza di tutto ciò che può riuscire utile, a partire da un robusto sostegno.

La gamma delle focali disponibili è notevole: 55/3,5, 65/3,5, 80/2,8, 105/3,5, 135/3,5, 180/4,5, 250/6,3. Una così ampia scelta di ottiche, ciascuna col proprio otturatore centrale sincronizzato su tutti i tempi, offre notevoli possibilità all'amatore delle foto del paesaggio come al ritrattista e all'operatore da cerimonia.

Per quest'ultimo l'aspetto maestoso delle attrezzature può esser anzi un vantaggio poiché il grosso pubblico è portato ad attribuire un effetto preponderante agli strumenti rispetto all'abilità di chi se ne serve, pur se, come gli appassionati di fotografia ben sanno, è vero il contrario.  Un professionista di cerimonie il cui negozio frequento usa normalmente una Mamiyaflex assieme ad altro apparecchio di sicurezza e mi ha segnalato l'estrema praticità dell'obbiettivo da 65mm,  equivalente ad un 35 mm per il formato Leica, che consente buone riprese senza deformazione prospettica di rilievo. Per i matrimoni egli predispone  regola  due serie di riprese, con l'ausilio del flash con l'apparecchio di appoggio e a luce naturale con la Mamiyaflex montata su treppiede, appunto con l'obbiettivo da 65 mm la cui luminosità è sufficiente, con pellicola da 400 ASA, per scattare a 1/8 - 1/15 di secondo, con risultati suggestivi e insoliti.

Non si deve infine trascurare l'aspetto economico: una Mamiyaflex in condizioni discrete, con ottiche da 55, 65 e 80mm mi è costata 500 euro; altri 230 euro mi è costato un tele da 180. La sola Telerolleiflex mi è costata più del doppio.

Il complesso è robusto ed essenziale e la meccanica non dà luogo a sorprese. Si deve verificare in concreto la compatibilità degli obbiettivi poiché alcune particolarità costruttivi  devono trovare corrispondenza nel corpo macchina. Al riguardo si deve tener presente che del modello 330 esistono le serie, F ed S, distinguibili dalla lettera stampigliata sul frontale, in basso a destra per chi guarda le ottiche

.

La lettera F ha una forma insolita che, ad un esame sommario, la può far scambiare con la S. A parte alcune differenze costruttive minori, la forma della leva che appoggia sullo scatto dell'obbiettivo è del tutto differente e quindi le ottiche devono essere del tipo corrispondente. Le ottiche da 80 mm in su recano appunto stampigliata prima del numero di matricola la lettera che indica il modello per cui sono destinate. Le ottiche da 55 e 65 mm che ho in dotazione non hanno alcuna lettera. In ogni caso poiché gi acquisti possono essere effettuati solo sul mercato dell'usato è consigliabile avere sottomano il proprio apparecchio e fare le opportune verifiche.

I risultati sono ovviamente buoni poiché le ottiche sono di qualità eccelsa e la differenza rispetto a quelle montate sulle Rollei si avverte solo perché quel poco che si perde in plasticità dell'immagine si acquista in incisività della stessa.

Le conclusioni: dopo aver usato una Rollei quanto basta per apprezzare la biottica, se volete ampliare la gamma delle vostre dotazioni potete indirizzarvi ad una Mamiyaflex. Non seguite il percorso inverso: rischiereste di incontrare difficoltà eccessive e ... finireste per rivolgervi al mercato delle compatte.

Altair

 

 

 

 

 

 

* * * *