Kiev 88 la cugina povera

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Kiev 88 la cugina povera

 

 

Confesso: gli anni non mi hanno tolto il vizio della provocazione;  mi diverto a proporre soluzioni o paragoni apparentemente assurdi, tali da provocare reazioni quasi scandalizzate, con la riserva di evidenziare che tanto stupore è fuori luogo.

Quando è stato lanciato il piano di questo sito Roberto ha indicato alcune ipotesi di confronto fra la produzione Rollei e altra che  presenta qualche analogia e a proposito della SL 66 (da me confinata fra i  sogni irraggiungibili, bisogna  pure operare una selezione fra i propri desideri) ha ipotizzato un parallelo con la Bronica ETRSI, altro traguardo che neppure ho preso in considerazione.

Ora che lo scritto di Roberto sulla SL 66 è in linea, corredato di belle immagini che illustrano i pregi di quel meraviglioso sistema, voglio proporvi un mio contributo, parlando di un più modesto apparecchio, e relativi accessori, alla portata di tutti coloro che vogliono sperimentare la SLR  nel medio formato.

Si deve anzitutto partire da un dato di fatto: se la biottica è un’idea che per la prima volta è stata sviluppata e messa a disposizione di tutti in casa Rollei, la SLR nel medio formato porta, a livello industriale,  il nome di Hasselblad. Con la SL 66 è stato realizzato un prodotto  originale, con la Kiev 88 è stata copiata con poche modifiche la Hasselblad 1000 F. E se la Rollei supera nelle prestazioni (e nel costo) il prodotto svedese la Kiev arranca ad una distanza di .. anni luce.

Ma nel settore della fotografia amatoriale è vero come in pochi altri il detto che importante non è vincere ma partecipare, realizzare un'immagine che appaga, creare qualcosa di nuovo, magari carico di imperfezioni ma idoneo a rendere l’emozione del momento in cui lo abbiamo  previsualizzato.

Come mia abitudine non pretendo di dare ai miei scritti relativi a singoli apparecchi o sistemi carattere di completezza: preferisco riferire delle mie esperienze e degli strumenti a mia disposizione, ponendone in rilievo i vantaggi ed i limiti.

In premessa richiamo quindi fonti ben più autorevoli che possono darvi notizie complete ed esaurienti.

Nel libro 50 Fotocamere senza segreti, edizione Cesco Ciapanna,  vi è un capitolo dedicato appunto alla Kiev 88, illustrato da immagini chiare e tali da fornire una guida sicura all’utente. Il contenuto è in parte analogo a quello dello scritto che compare sull’Almanacco di Fotografare n. 4, autunno 1999, ove si trovano anche notizie su altri modelli reflex di produzione sovietica. Vi segnalo ancora  un libro che può essere acquistato presso il  sito

http://www.ilgiardinodellibrofotografico.it/ .

 Si tratta del Manuale di Istruzioni per Kiev 88 edito e realizzato in proprio  da G. Giuffrida, ricco di indicazioni per l’uso della macchina e degli accessori.

Ed ora passo alla mia storia Kiev.

Il primo acquisto, ovviamente di occasione, mi è stato proposto da un negoziante che mi ha assicurato trattarsi di un esemplare in ottime condizioni, con un solo magazzino ed obbiettivo Volna 80/2,8. Ve lo mostro già corredato del pentaprisma, acquistato però successivamente. Spero vi piaccia anche il blocchetto di marmo Portoro macchia gialla che ho usato per supporto,

 

 

Ho incontrato qualche difficoltà iniziale:  non avevo azzerato il contapose sul magazzino dopo l’avanzamento al primo fotogramma e il rullo è stato sfruttato solo in parte. Poi le cose sono andate a posto ed   ho apprezzato le doti dell’ottica, l’estrema luminosità dello schermo, la facilità di messa a  fuoco grazie alla lastrina stigmometrica. A questo punto sono stato tentato di arricchire la mia dotazione ed ho acquistato un magazzino 4,6x6, un pentaprisma  che mi risulta essere compatibile al 100% con la Hasselblad, pur costando una frazione di quello blasonato, un obbiettivo MIR 65/3,5. Poi ho preso un altro magazzino 6x6, un obbiettivo 45/3,5, un tele 150/2,8 e ancora per avere un corpo di scorta ed anche per la suggestione che viene sempre dal prodotto più vecchio, una  Solyut (versione professionale per il mercato interno)  con obbiettivo Industar 2,8, pregevole per la resa morbida e suggestiva.

 La mia raccolta si è poi arricchita di un fish eye Zodiac 30/3,5.

Il tutto, poco prima dell’avvento dell’euro, con circa due milioni delle vecchie lire.

Devo precisare che, pur avendo fatto un uso non trascurabile della mia attrezzatura, non ho avuto alcun inconveniente e l’unico intervento è stato sul magazzino avuto con la Solyut dove è stata sostituita una spina sulla chiave di avanzamento. La costruzione semplice e robusta ha reso possibile l’intervento da parte di un orologiaio amico che si è improvvisato meccanico nel settore della fotografia.

Non posso quindi condividere il giudizio negativo che si legge nel pregevole articolo di Rino Giardiello, su Fotografia Reflex di agosto 2000: per me la Kiev 88 è affidabile e, pur non potendosi certo paragonare ai mostri sacri Hasselblad e SL 66  (e neppure alla recente produzione giapponese)  può consentire con non poche soddisfazioni una incursione nel mondo delle SRL di medio formato ad un costo complessivamente modesto.

 Il limite della Kiev (e per vero di tutte le SLR di medio formato) è dato dal peso e dall’ingombro. Usare quel tipo di apparecchio con l’obbiettivo da 80 mm e un solo magazzino è assurdo poiché la sostituzione della pellicola è più complessa rispetto ad una normale biottica, l’ottica, pur essendo pregevole non è certo all’altezza di uno Xenotar o di un Planar 2,8  mentre il peso è notevole e la maneggevolezza  non  è paragonabile ad una biottica.

Un’interessante possibilità è però quella di sostituire l’ottica standard con un 65 mm. Come già ho detto in altra sede questa lunghezza focale, equivalente in pratica ad un 35 mm per il 24x36, è assai utile poiché offre un angolo di ripresa migliore, una maggiore profondità di campo e tuttavia consente ancora il fuoco selettivo e non pone problemi di deformazione prospettica. Un magazzino aggiuntivo già caricato eleva la vostra autonomia a 24 fotogrammi, che non sono pochi.

Il maggior peso può quindi trovare una giustificazione parziale in queste opportunità.

Se non avete problemi di trasporto, un completo corredo Kiev può darvi delle buone soddisfazioni.

L’uso prevalente della mia attrezzatura è stato in casa, per fotografare i nipoti, con l’apparecchio su treppiede. Ho utilizzato tutti gli obiettivi in dotazione ma i risultati migliori li ho avuti con il mai abbastanza lodato Mir 65.

Si è fatta molto apprezzare la slitta con il contatto caldo per il flash, da me utilizzata per un pilota, sovente rivolto al soffitto, che ha fatto scattare, con l’ausilio della fotocellula, il lampo principale, orientato a mio piacimento. L’uso su appoggio stabile e all’interno di una abitazione, ove la luce esterna era sempre modesta, non mi ha fatto sentire il limite dato dalla sincronizzazione ad 1/30.

E all’esterno?

Certo la possibilità di spaziare dal fish eye al medio tele (che poi tanto medio non è trattandosi pur sempre di un 150 mm) mi ha consentito di realizzare immagini suggestive in una limpida giornata d’inverno, ma quando ho ritirato analoghe immagini riprese con una Tele Rolleiflex la differenza l’ho vista eccome.

In questo concordo con quel che si dice nel già citato scritto di Rino Giardiello: le ottiche sovietiche sono buone in relazione al prezzo ma non possono essere situate ai vertici della qualità.

Devo però evidenziare che probabilmente la produzione sovietica presenta delle differenze qualitative nell'ambito dello stesso prodotto: si tratta di valutazioni compiute ad occhio ma sotto il profilo della resa cromatica il MIR 65 sembra imbattibile mentre il Caleinar 150 non può in alcun modo essere paragonato al Sonnar 135.

 Certo nessuna Rollei mi avrebbe offerto il fish eye:

 questa immagine già pubblicata nel mio sito personale e ripresa da

http://www.fotografiareflex.net

  ha una sua suggestione e forse cederò alla tentazione di pubblicare una galleria (magari nel  mio sito personale) di immagini realizzate appunto con quell'obbiettivo.

A proposito dei fish eye in genere e per il medio formato in particolare, vi segnalo un interessantissimo articolo apparso sul numero di marzo 2001 della rivista Fotografare, dal quale ho tratto utili suggerimenti. In un riquadro alla pagina 55 si parla appunto dello Zodiak 30/2,5, commercializzato con baionetta Kiev 88 (ho trovato anche un anello di raccordo che mi consente l'uso con la Mamiya 645 J); nel testo si segnala che lo Zodiak viene commercializzato per circa € 200, notizia che posso confermare per esperienza diretta; viene indicato e  il prezzo di analoghi prodotti più titolati, ovviamente migliori, ma non più che tanto, i quali costano da 15 a 40 volte quella cifra.

Le conclusioni cercate di trarle da soli.

Vi ho solo dato qualche notizia su un oggetto di desiderio che può tradursi facilmente in realtà.

Se il vostro modo di lavorare troverà migliore appagamento nella SLR di medio formato potrete sempre pensare ad un salto di qualità.

Se l’abitudine a sfruttare le illimitate possibilità della Rollei biottica (che almeno per il 90% degli scatti dà risultati insuperabili) vi farà tornare al vecchio amore non avrete il rimpianto di un’avventura perduta e neppure il rammarico di avere investito un capitale troppo ingente e non recuperabile.

Io appartengo alla categoria dei rolleisti che fanno esperienze nuove e poi tornano al primo amore: non ho alcuna intenzione di disfarmi della mia attrezzatura Kiev, la conservo in vetrina

 a fianco di una Rollei con Mutar e pentaprisma e di un gruppo di folding (ne parlo in altra pagina); non escludo di usarla ancora per quei casi in cui mi si è dimostrata utile.

Anzi ho ceduto alla tentazione di acquistare qualche altro accessorio del quale è il caso che vi parli.

La Kiev 88 non è normalmente reperibile nei negozi di fotografia e quindi gli acquisti possono avvenire solo sui mercatini oppure sulle aste di Ebay.

Di solito i venditori si trovano in Russia o in Ukraina anche se in qualche caso hanno un recapito in altro Paese. La conclusione dell'affare in qualche caso è facile, in altri meno.

Ho trovato, per una somma modestissima, un geniale accessorio per la protezione della tendina, qualora si voglia trasportare o immagazzinare il corpo macchina senza magazzino

Ho arricchito la mia dotazione di obbiettivi con un 300 mm e con un 65 mm decentrabile.

Di entrambi vi parlerò diffusamente, spero a breve.

 

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Altair