Epson RD1

 


Finalmente Epson RD1

 

 

Lascio in linea quel che avevo scritto, dopo le prime notizie di stampa  sull'imminente uscita della RD1, alla pagina Bessa e Rollei RF, anche se non tutte le anticipazioni si sono rivelate esatte, e procedo nell'esame della nuova creatura. Non sostituisco la prima versione di questo scritto, frutto di concrete esperienze ma vi inserisco alcune nuove osservazioni, suggerite dal successivo uso della macchina. Ove possibile utilizzo appositi links per evidenziare le aggiunte e render più facile la ricerca dei singoli argomenti.

Da quando è iniziata la diffusione della fotografia digitale  tutti gli appassionati hanno sognato di sostituire il dorso della fida telemetro o reflex e operare ancora con lo stesso corpo macchina, e soprattutto con gli obbiettivi, acquisiti nel corso degli anni. E questo non tanto per desiderio di risparmiare quanto per non tradire oggetti che erano stati compagni di momenti non ripetibili.

Ma il sogno si è scontrato con la realtà poiché costa meno progettare e costruire una buona digitale, in grado di soddisfare il dilettante medio, piuttosto che un dorso da aggiungere ad un apparecchio esistente, con tutti i problemi di compatibilità.

Farà la sua comparsa sul mercato uno speciale dorso per la Leica R, peraltro sicuramente assai ingombrante come si rileva dalle prime foto. Un dorso analogo per la Leica M non sarebbe certo di dimensioni modeste e finirebbe per trasformare la quasi compatta in un ingombrante e complicato congegno.

La Cosina ha fatto una intelligente scelta ed ha fornito un apparecchio completo anziché un semplice dorso, mantenendo l'attacco che consente di fare uso di moltissimi (non tutti per ragioni di sporgenza interna) obbiettivi a vite e a baionetta, Leica, Cosina e compatibili, di fabbricazione russa o giapponese.

Come potete vedere dalla fotografia l'ingombro è appena superiore rispetto alla Bessa R;

 Il peso con obbiettivo Summicron 35/2 asferico, è di circa 3 etti superiore rispetto alla Bessa R con obbiettivo Jupiter 50/1,5.

Una curiosità:  la bella borsa speciale realizzata da Leicatime,

 

che consente di visualizzare il display e azionare tutti i comandi, può essere utilizzata anche con la Bessa R che ci va appena comoda. Non è invece possibile l'operazione inversa poiché la borsa di serie per la Bessa R è più piccola rispetto alle dimensioni della RD1.

A proposito di display, è da segnalare anzitutto che esso nella RD1 non può servire come mirino ma solo per rivedere l'immagine, oltre che per alcune regolazioni. E' possibile ruotarlo di 180° e tenerlo protetto all'interno poiché, come vedremo, i comandi  più importanti non ne richiedono l'impiego. L'inquadratura va dunque composta con il mirino ottico, di tipo galileiano con cornicette. Il sensore ha una superficie inferiore rispetto al classico fotogramma 24x36 e quindi il campo coperto dagli obbiettivi Leica viene utilizzato solo in parte. Sul retro dell'apparecchio è riportata una comoda scala di conversione delle focali

(in pratica basta moltiplicare per 1,5 la lunghezza focale degli obbiettivi dedicati al 35 mm.

Il mirino ottico con rapporto 1/1  non può certo essere corredato di un numero di cornicette tale da coprire tutte queste focali. Sono previste delimitazioni tali da fornire il campo restituito dal sensore per le focali 28, 35 e 50 m,  in pratica equivalenti all'ambito da  42 a 75 sul 35 mm. Il costruttore non ha previsto l'uso con il tele 135 mm, che si comporta come un 200 sul formato 24 x 36. Peraltro la cornice telemetrica segnala con un leggero difetto proprio il campo inquadrato con il 135 mm che può essere così usato senza alcun accessorio. Per le altre focali si dovrà usare un mirino ottico aggiuntivo e il costruttore sta fornendo quelli utilizzabili con le focali più ridotte.

Come è naturale ho provato la RD1 con alcune ottiche, alla ricerca del corredo più utile. Le mie esperienze continueranno poiché è troppo forte la tentazione di usare l'apparecchio come una sorta di banco di prova portatile. In qualche caso i risultati sono stati conformi alle aspettative, in altri meno, come mi accingo a riferirvi. Per il momento non metto in linea fotografie, riservandomi di aggiornare questa pagina, o introdurre un link ad apposita galleria, quando avrò materiale sufficiente per effettuare una scelta che coniughi la validità o almeno l'interesse dell'immagine (nei limiti ovviamente delle mie possibilità modeste, se qualcuno ha belle foto saremo ben lieti di offrirgli ospitalità) con le caratteristiche dell'ottica.

Inizio con le  focali lunghe.

Lo Jupiter 135/4 di fabbricazione russa si è comportato assai bene, confermando le buone doti già evidenziate quando l'ho provato con apparecchi 35 mm. La resa diventa quella di un tele da 200  su formato Leica, praticamente il massimo utilizzabile a mano libera. L'Apo Lanthar 90/3,5 si è comportato altrettanto bene. Conforme alle aspettative il buon risultato su paesaggio del Summilux Leica 75/1,4 che mi riservo di provare come ottica da ritratto.

Ho utilizzato il Summaron Leica 35/3,5 che diviene così equivalente ad un "normale" 50 mm, ottenendo la conferma delle buone doti che già avevo riscontrato.  In pratica questa ottica leggerissima e poco ingombrante dà gli stessi risultati dei moderni 35 mm. Ottima ovviamente, sempre in casa Leica, la resa del Summicron 35/2 asferico. Il 28 mm. Ultron Voigtlander diviene un ottimo "normale corto" da 42 mm e se la cava assai bene.

Pensavo che il Wide Heliar 15/4,5, lanciato dalla Voigtlander Cosina a corredo della prima Bessa si sarebbe trovato a pieno agio sul nuovo corpo; la riduzione del formato nelle mie attese doveva  eliminare  la vignettatura, per vero abbastanza tollerabile sul negativo a colori. Il risultato è stato invece deludente poiché la perdita di luminosità, sia pure con la complicità di un cielo dai colori saturi, è risultata assai sgradevole e, quel che è singolare, non si è ridotta pur se il diaframma è stato chiuso al massimo. Evidentemente la minor latitudine di posa tipica del sensore e forse anche la minor tolleranza rispetto all'inclinazione dei raggi rispetto all'asse ottico esaltano un difetto che veniva occultato nel negativo a colori .

La migliore ottica per la RD1, costo a parte, è sicuramente il Tri Elmar della Leica che mette a disposizione focali equivalenti a 42, 52,5 e 75 mm, con ingombro e peso accettabili e con l'unico inconveniente di dover commutare a mano la cornicetta riferita alla focale in uso.  Se poi volete ampliare le vostre possibilità avete solo l'imbarazzo della scelta. In altra pagina faccio cenno a teleobbiettivi leggeri e .. pesanti che si sposano perfettamente con la RD1.  Può darsi che in futuro le mie esperienze si estendano al settore dei grandangolari.  Forse un  Leica Elmarit 21 o 24  supererebbe brillantemente la prova vignettatura ed offrirebbe la disponibilità di focali corrispondenti a 32 e 36 mm sul formato 24x36.

E prevengo a questo punto un vostro rilievo: è vero, questo sito è dedicato alla Rollei e Altair è un Rolleista convinto. Perché tanto spazio a Leica e derivati?

Vi rispondo con un parallelo tratto da altro settore in cui l'ingegno umano ha dimostrato sua semenza .... Altair è un ammiratore di Beethoven, ma ascolta anche Mozart ed ancora Debussy, Ravel,  Respighi ... non bisogna porre limite al nostro desiderio di conoscenza.

Ma parliamo di fotografia e torniamo all'uso di questa creatura a metà meccanica e a metà elettronica. Devo confessare che la RD1, oltre a mettere in evidenza i limiti del Wide Heliar, ha rivelato i miei limiti personali. Di solito utilizzo l'esposimetro come guida per le situazioni dubbie e preferisco operare in manuale, guidato dalla regola del 16. All'inizio ho lavorato in manuale anche con la RD1, ma ho imparato subito a mie spese (per vero a spese del risultato poiché con le digitali una foto sbagliata non costa niente) che il sensore richiede un'esposizione precisa e non perdona errori. E' quindi il caso di  operare a priorità di diaframmi e con automatismo dei tempi; se proprio vi gratifica pensare con la vostra testa, prendete molto sul serio l'indicazione circa l'esposizione esatta che compare nel mirino, se mai un mezzo stop in più anziché in meno, se volete garantirvi ombre ben chiare.

Devo segnalare un particolare: verosimilmente per una caratteristica del sensore, immagini  scattate in condizioni di luce ridotta, che sembrano buie a un primo esame sul computer, divengono addirittura piacevoli con una regolazione della luminosità mediante Photoshop e  restituiscono particolari prima invisibili. Interventi così radicali mi avevano fino ad ora portato, su immagini realizzate con altre fotocamere digitali, ad una sgradevole perdita di contrasto e di colore.

A conclusione di queste note sbozzate in fretta per diffondere qualche notizia su una novità di mercato,  già in parte rivedute e destinate ad essere aggiornate  dopo ulteriori esperienze e corredate di immagini, avevo segnalato che la Epson RD1 si distingue da qualsiasi altro apparecchio digitale poiché la derivazione da un corpo meccanico è stata opportunamente sfruttata per rendere immediatamente fruibili possibilità che altri apparecchi consentono solo a prezzo di manovre non sempre agevoli. Tanto per usare una terminologia mutuata dal computerese, nelle moderne fotocamere, destinate ad un pubblico amatoriale ed anche professionale, manovre che rendono una digitale più "elastica" di una analogica come il bilanciamento del bianco, la compressione dell'immagine, il mutamento di sensibilità, la verifica dei valori impostati, devono essere compiute via software, attraverso menu non sempre comprensibili, con la lettura di display che magari in condizioni di luce forte non sono facilmente leggibili, e con la pressione su microtasti che sembrano pensati per le dita dei neonati. Nella RD1 queste manovra avvengono via hardware, mediante comandi facili e intuitivi e il controllo della regolazione è immediato, attraverso un quadrante sul quale si muovono lancette ben visibili.

La variazione della sensibilità avviene con la stessa ghiera che comanda la variazione dei tempi dell'otturatore. Un comando a bilanciere  che ritorna automaticamente in posizione di riposo consente di selezionare la regolazione del bianco o la qualità dell'immagine. Il valore corrente viene immediatamente evidenziato nel quadro che ospita numerosi strumenti analogici. La variazione  di tali parametri avviene  mediante la manopola che nelle consorelle a pellicola è destinata  al riavvolgimento. In pratica chi opera con la RD1 dispone di  5 tipi di pellicola, ciascuno con quattro livelli di sensibilità, e ancora ogni scheda può svolgere le funzioni di quattro tipi di magazzino da 20 a 200 pose. Tutto questo con manovre semplici e immediate che riescono del tutto naturali e non mi hanno mai creato problemi nel primo periodo d'uso, anzi mi hanno consentito di passare rapidamente da uno scatto all'interno dei nipotini che giocano alla luce artificiale ad altro dalla finestra, per cogliere i colori della sera.

Ho avuto modo di constatare che la regolazione equivalente a 1.600 ASA non comporta un disturbo apprezzabile, solo un poco di granulosità, meno di quella delle migliori pellicole da 800 ASA, che riesce quasi gradevole.

Ancora posso riferire che almeno fino alla focale di 75 mm la messa a fuoco è agevole e sicura, malgrado la ridotta base di misurazione. Secondo quanto riferisce Gunter Hosterloh nel suo libro Leica M, pag. 31, il telemetro della M6 con base di misura pari a mm. 69,5, batte lo stigmometro fino alla focale di 135 mm. La Bessa e derivati ha una base di misurazione alquanto minore; forse per 135 mm il telemetro non sarebbe molto affidabile, ma con il Summilux 75 la RD1 non mi ha dato problemi di sorta.

Sulla base delle prime esperienze posso riferire dati abbastanza convincenti circa .. .. l'autonomia della RD1. Una scheda da 256 K riceve circa 60 immagini in formato jpg alla massima definizione; almeno sul monitor i particolari sono ben leggibili con ingrandimento fortissimo. Non ho per ora esperienze nel formato Raw. Comunque due schede da 256 K  consentono qualsiasi safari fotografico.  Una piacevole sorpresa l'ho avuta dalla durata della batteria. Premetto che faccio un uso molto moderato del display e per almeno due terzi delle immagini ho testardamente regolato in manuale, fino a quando non mi sono convinto che è meglio lasciar fare al controllo automatico dell'otturatore, magari con qualche correzione in più o in meno. Però ad oggi ho scattato 290 foto. Ho avuto come  ricambio una batteria carica a metà con la quale ho cominciato subito a lavorare ed ho caricato quella di dotazione. Bene, la batteria a mezza carica è stata sostituita dopo un centinaio di immagini, quando ancora l'ago segnava un residuo di energia. Quella caricata da me fa ancora segnare il livello massimo o poco meno. Penso che una batteria possa quindi consentire 300 o 400 scatti e col ricambio si può anche partire per le ferie lasciando a casa l'accessorio per la ricarica.

Ed ora, si parva licet componere magnis, comincio a confrontare le mie opinioni sulla RD1 con quelle di esperti ben più autorevoli.

- Michele Buonanni su Fotografia Reflex

- Sergio Namias su Tutti Fotografi

- Lucio Valerio Mandarini su Fotografare

Altair

 

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