E viene aggiornato

in Italia

La Star è una riedizione della Vespa dei tempi andati, quando si poteva viaggiare a 70 orari su autostrade non invase dai TIR  e percorrere lunghi tratti su strade ordinarie senza esser costretti a frenate d'emergenza e arresti improvvisi del veicolo, magari per dare strada ad un automobilista che proveniente dall'opposta direzione vuole entrare nel parcheggio di casa senza dare la precedenza a chi procede in dirittura.

E così il tamburo sulla ruota posteriore, pur se fa onestamente il proprio dovere, risulta ora poco affidabile mentre cambio e frizione, sottoposti a continue sollecitazioni, finiscono per render palese l'insufficienza progettuale o una produzione frettolosa.

I costruttori ben conoscono le esigenze del mercato che offre un gran numero di maxi scooter, capaci di tenere a distanza i TIR su autostrada ed anche di fermarsi bruscamente e ripartire subito dopo senza i limiti posti da spazi di frenata troppo lunghi e  da manovre non sempre agevoli per scalare dalla quarta alla prima e viceversa.

I vespisti all'antica guardano con aria di sufficienza questi mezzi, indicati genericamente col nome di frullini, in base all'assunto che "tanto sono tutti uguali" e il loro funzionamento ricorda quello di un frullatore che, una volta avviato, continua a girare allo stesso regime.

Altair è vecchio (purtroppo) fotografo e motociclista, predilige sempre quei prodotti che ricordano i bei tempi andati e tende  a ricercare quel che  si è perso per introdurre caratteristiche speciali che  riescono  utili solo eccezionalmente.  Non per questo disprezza quanto di buono o di utile vi è nei mezzi frutto di  nuove tecnologie, purché se ne limiti l'uso a finalità pratiche e senza cedere alle mode.

Lasciamo da parte  gli apparecchi fotografici e stavolta guardiamo gli scooter (che poi servono anche per la ricerca di soggetti da fotografare).

E' vero, parecchi scooter con cambio automatico a variazione continua si somigliano, nel senso che  la seduta è tipo poltrona, il passeggero svetta sopra la testa del conducente, l'aspetto è anonimo al punto che per individuare marca e cilindrata si deve andare alla ricerca del logo e delle indicazioni stampate  sulla carrozzeria.

A Pontedera,  dove nacquero le prime Vespe, simbolo della rinascita italiana dopo una guerra devastante, sono stati prodotti numerosi nuovi modelli, ed altri compariranno sul mercato nella primavera 2014, che mantengono alcune caratteristiche tecniche ed estetiche della Vespa pur se montano moderni motori a quattro tempi, raffreddati a liquido anziché ad aria,  pneumatici tubeless, cambio CVT con frizione automatica, potenti freni a disco su entrambe le ruote.

Il tempo corre veloce e Altair si rende conto di non  averne molto per provare ancora l'ebbrezza di dominare il mezzo a due ruote.  Ben sa per pregresse poco gradevoli esperienze che tutti i costruttori realizzano l'ultima fase di collaudo a cura e spese di coloro che comprano i primi esemplari del nuovo modello e quindi, fatti i conti col calendario, ha concluso che il mezzo migliore per sostituire la LM 151 era la Vespa GTS 300, ampiamente collaudata e guarita dei difetti di gioventù e ... un poco di sciovinismo non guasta in tempi di crisi .... costruita a Pontedera.

La trattativa è stata facile, la LM 151 è stata ritirata a un prezzo accettabile, avuto riguardo alle continue offerte di sconti clamorosi sui mezzi nuovi; la nuova Vespa gli è stata portata con camioncino  nel box personale mentre iniziava a cadere una pioggia fastidiosa che ha funestato  i mesi di gennaio e febbraio  2014 e sembra volersene andare solo dopo la prima decade di marzo .

In attesa di tempi migliori la nuova creatura è stata guardata e studiata piuttosto che usata.

 

Qualche osservazione si può fare fin d'ora, dopo soli 350 chilometri, con la speranza di poter dire qualcosa di più quando il contachilometri varcherà i fatidici mille che indicano la fine del rodaggio.

Iniziamo con un raffronto rispetto ai numerosi scooter (questi in effetti tutti uguali) di produzione taiwanese e dintorni.

1) dimensioni e peso; la Vespa 300 è lunga 193 cm, 15 più della vespa di un tempo e della replica indiana ma da 20 a 40 meno di blasonati scooter orientali e chi vuole far convivere in un box auto e moto sa quanto alcuni decimetri possono essere importanti; il peso è inferiore ai 150 kg, 25 di più di una LM 4 tempi, 50 meno dei soliti concorrenti orientali e anche questa caratteristica non è priva di interesse per le inevitabili manovre da fermo;

2) la seduta è di tipo classico nel senso che il guidatore non sta in poltrona e il passeggero non monta sul trespolo; la sella lunga ha due diverse altezze

 

 

ma la differenza è modesta e un passeggero di statura inferiore (compagna, figlio .... o nipote) può ripararsi dietro il conducente e soprattutto non fa alzare troppo il baricentro. Ma con questo tipo di sella si ha ancora la sensazione di guidare "tra l'una e l'altra ruota il torso eretto" come scriveva un appassionato in un sonetto anni '30 che mi duole di non riuscire a recuperare in versione integrale.

Discutibili gli appoggi a scomparsa totale, destinati passeggero, in stile taiwanese

 

ma il rilievo è di carattere estetico e vale solo in caso di apertura: basta chiudere i due supporti e le fiancate riacquistano la linea filante e pulita che denuncia un disegno di stile italiano.  In effetti la pedana, pur se spaziosa, è un poco ridotta rispetto ai vecchi modelli e quattro piedi rischierebbero di darsi noia a vicenda.

3) I pneumatici sono tubeless, meno soggetti a forature  e anche più sicuri poiché la camera d'aria può fare brutti scherzi in caso di depressurizzazione ad alta velocità; non per nulla un costruttore di accessori ha realizzato cerchi che vende a caro prezzo per montare i tubeless sulla LML;  è però opportuno avere nel bagagliaio sotto sella una bomboletta che consente di viaggiare almeno fino al prossimo gommista;

4)  la  ruota anteriore

 

 è a sbalzo e per lo smontaggio è sufficiente una brugola; non è un particolare di poco conto sol che si consideri che i gommisti sovente pretendono che venga loro presentata la ruota smontata per la sostituzione del pneumatico (e magari non hanno tutti i torti avuto riguardo alla difficoltà di operare su una forcella telescopica); diversa è la situazione per la ruota posteriore che può esser rimossa con un intervento possibile solo in officina attrezzata.

4) Chi proviene dalla LML gradirebbe un segnale acustico e non solo una spia sul  cruscotto a segnalare il funzionamento del devio luci ma qualsiasi officina può montare con modesta spesa un cicalino adatto allo scopo. E già che siamo a indicare quel che manca rispetto alla Star, non è presente la spia che segnala l'accensione dello stop, non inutile poiché la bruciatura della lampadina, oltre a creare situazioni di potenziale pericolo, può costare salata.

6) il fanale è sempre acceso quando il  motore viene avviato, diviene così obbligatorio il rispetto di regole pensate per la Scandinavia e imposte nel Paese del Sole; non è inutile rendere automatico l'ossequio alla pur discutibile legge, a scanso di perdita di punti sulla patente.

7) Il bagagliaio nello scudo anteriore è piccolo ma ben realizzato e ospita agevolmente un portadocumenti, un portamonete sempre utile in autostrada, una custodia per il telecomando del box;

 I ferri in dotazione sono ben pochi e custoditi in apposito alloggiamento visibile in alto a destra nel bagagliaio. E' parso utile aggiungere una brugola

 

per smontare le ruote e una candela di scorta (anche se i motori a quattro tempi non consumano le candele con la rapidità dei due tempi di una volta, e in effetti  la scorta per la LML è stata regalata nuova di trinca al meccanico che fa la manutenzione).

8) Le sospensioni sono decisamente migliori rispetto a quelle della Star: le asperità del fondo stradale si sentono più o meno come su una vettura di medio livello. Da segnalare la geometria della sospensione anteriore,

 

sempre a ruota tirata ma del tutto diversa rispetto alla Vespa anno 1953;

invero è scomparso o è diventato impercettibile il fenomeno dell'affondamento, tipico dei vecchi modelli.

9) L'avviamento, almeno con batteria nuova (che non sarà difficile conservare efficiente con un normale mantenitore di carica anche durante i periodi di stasi invernale) è pronto e la tenuta del minimo sicura. Da segnalare la mancanza di vibrazioni, come testimonia la perfetta visibilità offerta dagli specchietti montati sul manubrio.  Sulla LML per render visibile  l'immagine negli specchietti era stata realizzata una sorta di triangolazione con fascette di plastica

 

 

 che stabilizzai retrovisori ma non diminuisce il poco gradevole massaggio ai polsi. Sulla 300 almeno fino ai 90 kmh, non si avverte fastidio di sorta. A rodaggio terminato si potrà verificare il comportamento alla massima velocità; per ora alcune puntate ai 110 di tachimetro su autostrada non hanno evidenziato vibrazioni apprezzabili

10) La frizione c'è .... ma non si vede poiché  fa tutto da sola, stabilisce il collegamento fra motore e trasmissione  quando il primo raggiunge un certo numero di giri e lo interrompe quando il regime di rotazione scende sotto tale soglia.

11) il cambio è automatico e allunga il rapporto in funzione dei giri del motore. Questi automatismi richiedono un poco di adattamento.  Invero è comodo chiudere l'acceleratore in vista di un semaforo che su strada deserta segna rosso e riattaccare prontamente quando appare il verde, senza cercare il rapporto migliore per la ripresa. Tutto bene in piano, qualche problema per le strade in salita con  tornanti.  Sulla Vespa con il cambio manuale si  tiene la terza fino all'imbocco del tornante, si inserisce quindi la seconda, si imposta la traiettoria e si accelera più o meno decisamente. Col cambio automatico la velocità va ridotta dosando l'acceleratore e, almeno al primo transito anche su strade ben conosciute  si va d'istinto più piano poiché il cambio automatico non dà la sensazione della velocità e quindi prudenza induce a chiudere l'acceleratore con notevole anticipo e iniziare la curva a lenta andatura, dosando  l'accelerazione  nel timore di uscire troppo allegramente. Probabilmente si deve prender l'abitudine di tener d'occhio il tachimetro e infatti al secondo tentativo le cose sono andate meglio.

12) Freno motore: con la Star si può fare ridotto uso dei freni: in pratica si può scalare dalla quarta alla terza intorno ai 65 kmh, dare un colpetto di freno intorno ai 45 kmh e inserire la seconda con la quale percorrere tornanti e rotatorie, ricorrendo ai freni solo per arrestare il veicolo. Con il cambio CVT il freno motore si fa sentire in modo costante e la frizione automatica si disinnesta intorno agli 8 - 10 kmh. Di fatto si deve far ricorso ai due freni a disco quando il freno motore risulta insufficiente, o perché si procede in discesa o perché l'acceleratore non è stato chiuso con sufficiente anticipo e ancora, ovviamente, per arrestare il veicolo.

13) Consumo:  il primo pieno è stato fatto quando il contachilometri segnava 5. Segnava 147 al secondo pieno con 5 litri. Al terzo pieno con litri 5,78 segnava 214. La media dovrebbe è stata di circa 28 km litro, più o meno quanti ne faceva una 125 due tempi dell'anno 1953. Indubbiamente la Star 4 tempi consuma molto meno, dai 45 ai 48 litro, ma la diversa classe dei veicoli rende i dati non paragonabili. I primi percorsi su autostrada hanno consentito di verificare una inattesa riduzione dei consumi: per 200 km di cui metà su autostrada sono stati bruciati litri 5,78 di benzina, con una media di km 34,60 per litro. Le verifiche andranno ripetute più volte poiché il controllo viene fatto da pieno a pieno e quindi la pazienza dell'addetto al distributore può influire notevolmente. Probabilmente il rilievo risponde a realtà poiché a velocità costante pur se elevata  il cambio automatico mantiene il sempre il rapporto più lungo mentre in caso di ripetuti  rallentamenti seguiti da accelerazioni viene utilizzato un rapporto più corto dello stretto necessario.

14) Velocità. Basta aprire a metà l'acceleratore e in piano si raggiungono con facilità i 90/100 di tachimetro. Sono state fatte due brevi prove in autostrada, su percorsi di circa 20 km a 100 - 110 kmh di tachimetro. In questo modo si tengono agevolmente  a distanza i TIR. Si segnala che il libretto di istruzioni sconsiglia di superare i 100 kmh se il veicolo è munito di parabrezza. Il cupolino non sembra dare fastidio di sorta.

15) E poi .... si spera che clima e salute consentano di percorrere parecchi chilometri;  questa pagina verrà aggiornata ogni volta che vi qualcosa di interessante da raccontare. Magari la più recente follia

E dopo 2700 chilometri .....

OoOoOoO

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