Epson RD1

633 scatti

 Si, avete letto bene: con la nuova Epson RD1, acquistata nel dicembre del 2004, avevo fatto, al 20 febbraio 2005, oltre 500 scatti, per la precisione 573. E al 26 febbraio, dopo aver riempito una scheda per provare il Nokton 35/1,2 Voigtlander, giunto a 633 scatti, mi sono deciso a sostituire la batteria, che ancora funzionava in modo egregio, con quella di scorta, opportunamente ricaricata, convinto che questa sorta di prova di rottura era ormai priva di senso poiché avevo avuto la dimostrazione di una autonomia assai elevata e superiore a quanto serve alla maggior parte degli utenti.

I dati numerici sopra riferiti non dimostrano che io mi sia convertito alla scuola di coloro che scattano a mitraglia, magari utilizzando motori da 6 fotogrammi al secondo: sono sempre stato, e rimango, del parere che prima di scattare si deve pensare a lungo, previsualizzare l'immagine, verificare l'esatta regolazione, studiare la composizione con qualche spostamento dell'apparecchio o degli oggetti che entrano nel quadro e infine scattare trattenendo il respiro fino a quando non si vede  quella particolare condizione favorevole. Unica eccezione le foto dei bambini poiché la mutevolezza delle espressioni e degli atteggiamenti suggerisce di ripetere lo scatto, magari facendo parlare il piccolo o lasciandolo operare a suo modo nel gioco serio al pari di un lavoro o forse di più. Guardate a pag. 210 del libro di Osterloh Leica M per constatare che sono stati scattati 30 fotogrammi per ottenere la migliore foto col n. 19.

Ma la ragione di questa sorta di ... voracità fotografica va ricercata piuttosto nella circostanza che la RD1 si presta a due differenti usi: possiamo indubbiamente servircene, dopo aver padroneggiato a sufficienza le sue particolari modalità di funzionamento, per realizzare ottime immagini che, almeno per quanto posso desumere dalla stampa al formato 20x20 o 15x22,5 di fotogrammi anche generosamente ritagliati, dovrebbero consentire di giungere al classico 30x40 senza perdita di qualità.

Possiamo anche utilizzarla per testare i vari obbiettivi di cui disponiamo, fino a individuare quello più adatto per lo scopo particolare che andiamo ricercando.

La RD1, nell'impiego che più interessa al fotoamatore, quello di scattare foto appaganti, ci impone di operare con attenzione e mette in evidenza i nostri limiti.

Invero il sensore digitale è poco disponibile a perdonare errori nel calcolo dell'esposizione. Fino ad ora me l'ero sempre cavata con la regola del 16 riuscendo ad ottenere da un caricatore da 36 pose esposto ad occhio con una Leica III F ed Elmar 3,5 o Summaron 3,5, o anche con una classica Rolleiflex priva di esposimetro, una percentuale di fotogrammi accettabili superiore rispetto a quel che consente una discreta compatta con tutti gli automatismi.

Con la RD1 ho constatato che l'esposizione deve essere esatta e non vi è tolleranza o margine di personalizzazione, se non forse di mezzo stop in più. Dopo aver insistito ad operare in manuale ho finito per lavorare a priorità di diaframmi, lasciando impostato l'otturatore sull'automatismo. Solo per le foto scattate in casa, alla scarsa luce di normali lampade a incandescenza, ho notato l'utilità di intervenire col correttore, per circa mezzo stop. E per addestrarmi meglio nell'uso dell'apparecchio e stabilire quali sono le ottiche più adatte ho sfruttato il mio parco obbiettivi, cedendo alla tentazione di arricchirlo con pezzi cui in precedenza non avevo pensato.

 Ma come tutti i collezionisti voglio valutare personalmente la qualità del materiale di cui dispongo. A tal fine la RD1 ben si presta quale severo banco di prova per verificare le effettive prestazioni di obbiettivi che su apparecchi a pellicola se la cavano decorosamente.

Della RD1 ho parlato abbastanza a lungo, e parlerò ancora, nel sito del Rollei Club, all'indirizzo

www.massacarrara.net/fotografia-RolleIt/epson_rd1.htm

Ma porterò avanti il discorso anche in questo sito, ripartendo la materia con un criterio che ho da tempo adottato: nel sito del Rollei Club tratto l'argomento nelle linee generali, su Altair posso anche sbizzarrirmi e farvi vedere qualcosa di più personale che può anche non piacere: tanto il demerito è soltanto mio.

Continuate a seguirmi.

OoOoOoO