Le Rollei in produzione

Quando ho iniziato la preparazione di questo sito avevo di mira alcuni scopi ben precisi, comunque attinenti al miglior utilizzo di prodotti da tempo sul mercato.

In occasione degli aggiornamenti ho finito per dare vita ad una sorta di rivista, senza regole e tempi precisi,  ma non immaginavo che sarei intervenuto anche su temi di attualità. Lo stesso pseudonimo da me scelto segnalava l’intento di guardare le cose dall’alto.

Così nella rubrica “prove di macchina”, ora trasfusa in questo capitolo per quanto riguarda le biottica, avevo preso in esame modelli collaudati dal tempo, mettendo in evidenza  le esperienze personali nell’uso degli stessi, senza pretesa di esaustività descrittiva.

L’uscita della nuova Rollei grandangolo e soprattutto la circostanza di essere, almeno in Italia, uno dei primi possessori di tale meraviglia, mi ha indotto a redigere uno scritto che si avvicina in qualche modo alle prove dei nuovi prodotti.

Almeno per questo modello ho avuto un punto di vantaggio rispetto a coloro che, ovviamente con maggiore professionalità, affronteranno il tema sulle riviste del settore poiché ben difficilmente essi potranno disporre a loro piacimento di uno tra i pochi esemplari importati in Italia (si parla di una serie iniziale di sole 100 unità). E poiché mi sono fatto tentare anche dall'acquisto di una nuova FX parlo ora di entrambe le nuove macchine, con la segreta speranza di poter completare questo paragrafo con la nuova tele, di cui si annuncia l'uscita sul mercato in tempi per ora non precisati.

Invero la produzione delle classiche biottica non è mai cessata completamente ma si è limitata alla  2,8, denominata GX, in serie limitate e più volte adattate a edizioni celebrative, per vero non tutte entusiasmanti.

Di recente  vi è stato un rilancio poiché la classica 2,8/80  ha assunto una sigla che sembra voler richiamare i momenti più felici (la F che ricorda la massima evoluzione tecnica, della 2,8 come della 3,5) la finitura è divenuta più sobria e meno appariscente, quasi a voler indicare che l'apparecchio non è destinato solamente all'esposizione in vetrina ma deve  essere davvero utilizzato, alla 2,8 FX si è affiancata la 4,0 FW, appunto la rinata grandangolo e sembra sia prossima l'uscita di una rinnovata tele.

E' stata seguita la stessa linea operativa che aveva portato alla realizzazione della grandangolo classica, per la quale era stato utilizzato il corpo della Rolleiflex 2,8 E, base anche della tele.

Il corpo della FX  viene utilizzato anche per la nuova grandangolo, con modifiche di dettaglio.

Le istruzioni sono comuni per  FX e FW poichè i due modelli  differiscono solo per l’ottica di mira e di presa, la scala di messa a fuoco, il gancio di chiusura che nella grandangolo sporge come per offrire un migliore sostegno.

Nella scatola di cartone grigio, decorosa anche se non suggestiva come quelle “classiche”, si trova l’apparecchio con copriobbiettivo, ben protetto da un  involucro di espanso in due gusci,  la cinghia in pelle nera con i classici attacchi Rollei, la batteria di alimentazione del circuito esposimetrico, il libretto d’istruzione, in inglese e tedesco (per la FW ne ho avuto anche uno in spagnolo).

Rispetto alla GX l'unica differenza visibile, a parte la finitura più classica, con pelle di un colore marrone scuro lavorata a lucertola è data dagli attacchi della cinghia che sono nuovamente i classici Rollei.

Le cinghie in dotazione ai due apparecchi sono entrambe nere; penso quindi che anche le borse pronto, quando riuscirò ad averle, saranno dello stesso colore.

Non vi sono differenze tra i due corpi macchina: larghezza e altezza sono identiche, la FW è più lunga di mm 10 (la "vecchia" grandangolo era più lunga della E2 di mm 2,4); il peso, della FW  è  superiore di  soli 30 grammi  mentre per la vecchia grandangolo la differenza era di 120 grammi .

Nelle Rollei moderne è innegabile  la tendenza alla semplificazione poiché  sono stati eliminati   taluni particolari  che potevano anche esser conservati senza eccessivo aggravio del costo di produzione.

Così è scomparso il ben noto dispositivo “tasto” e l’allineamento della pellicola avviene mediante i punti rossi.

È scomparso l’autoscatto che in qualche caso fa comodo, non tanto per soddisfare il narcisismo dell’operatore ma per prevenire il mosso negli scatti lenti (e nel capitolo destinato  in particolare alla grandangolo dirò di un'occasione in cui ho rimpianto di non averlo).

I perni di guida delle bobine pellicola non hanno un fermo in posizione di aperto.

Il contatto flash sul frontale non ha il fermo di sicurezza.

La scala di profondità di campo consta della doppia serie dei numeri di diaframma e non più della striscia bianca che si allarga man mano che l’apertura si riduce.

E' scomparso l'indicatore del tipo di pellicola usata, sostituito da una sede sul dorso, destinata al poco probabile uso di contenere il pezzo strappato dalla confezione.

Il tappo copriobbiettivo ha ancora il classico attacco sulla baionetta interna dell’obbiettivo di mira con cerniera centrale per la 2,8 FX ; per la FW   è in un sol pezzo e si installa a scatto, come per la Rolleicord e per la  Rolleiflex modello T. Questo nuovo tappo è però molto bello ed anche pratico. Si è perso qualcosa della tradizione, ma forse il nuovo prodotto è di uso più agevole e conserva meglio la preziosa baionetta che, negli esemplari più vissuti, reca spesso il segno dei tappi metallici ripetutamente tolti e rimessi in sede.

Queste sono però mancanze di poco conto ed anzi la scala numerica della profondità di campo consente agevolmente l’artificio di regolare la messa a fuoco  del punto più lontano sull’iperfocale di un diaframma inferiore rispetto a quello effettivamente impostato, in modo da ottenere migliore nitidezza.

Una effettiva perdita di possibilità operative, per la grandangolo, consegue invece all’impossibilità di usare il mirino a traguardo: piuttosto che montare sul frontale del cappuccio quella lente che nella vecchia grandangolo ampliava il campo visivo si è preferito chiudere l’oculare. È vero che la mira ad altezza d’occhio, con l’impiego della lente di ingrandimento, consente pressappoco lo stesso risultato e vi è poi sempre la possibilità di alzare le braccia e rovesciare l’apparecchio, ma per soggetti in rapido movimento il vecchio traguardo può sempre risultare utile.

Il cappuccio è ovviamente amovibile e il pentaprisma dei vecchi modelli si adatta perfettamente. Chi prevede di scattare molte foto con mira ad altezza d'occhio può sempre procurarsi questo accessorio (fra l'altro ancora in catalogo, ad un prezzo invero di affezione)

L’otturatore non è un Synchro Compur ma un Seiko (e questo forse spiega la mancanza dell’autoscatto).  È noto che il Compur è praticamente indistruttibile e qualsiasi laboratorio attrezzato è in grado di riportarlo a condizioni ottimali di funzionamento. Solo l’uso prolungato potrà dirci se il prodotto più giovane è all’altezza di quello tradizionale.

Il complesso funziona comunque a meraviglia e la silenziosità è notevole, forse ancora migliore rispetto allo standard cui ci aveva abituato il Compur.

È stata mantenuta la classica base scanalata. Nella prima stesura di questa prova avevo segnalato l'impossibilità di fare uso  del  classico Rolleifix con la grandangolo per le dimensioni della leva di chiusura è troppo larga; invero mi sbagliavo: ad una nuova prova effettuata con più calma (e con la massima attenzione per non sciupare quell'oggetto prezioso) ho constatato che il collegamento è perfetto.

La grandangolo non può essere sistemata  all'interno della cassetta stagna. Perfettamente a suo agio vi si trova invece è invece la GX  pur se occorre sostituire il cuscinetto, come chiarisco nel relativo paragrafo.

Una innovazione significativa è data dalla presenza di un esposimetro con lettura TTL. Sul lato superiore dello schermo, a leggera pressione sul pulsante di scatto,  entra in funzione una scala di 5 led che indicano sovra e sotto esposizione di ½ stop o superiore e l’esposizione esatta. Poiché la  lettura avviene al centro è possibile valutare la luce delle varie zone del soggetto puntandole  e leggendo di volta in volta il risultato.

Lo schermo offre luminosità e  definizione incredibili  e la zona centrale a microprismi rende agevole la messa a fuoco; lo stigmometro svolge bene il proprio compito. In pratica anche .. per uno che vorrebbe vederci meglio è possibile effettuare la messa a fuoco e la composizione del quadro con l’apparecchio tenuto in posizione dalla cinghia, senza  verifica con la lente.

La slitta con  contatto caldo sistemata in basso, sul fianco sinistro, consente di fare a meno della staffa per il flash, almeno se si usa un lampo pilota destinato ad agire su altre unità dotate di fotocellula.

E' vero che il lampo  laterale non copre il campo di un grandangolo e manifesta i sui limiti anche con un obbiettivo normale ma ormai, come ho messo in rilievo nel capitolo sull’uso di tale accessorio, è facile disporre di flash attivati da fotocellula e pertanto alla macchina può essere collegato un semplice pilota mentre la vera illuminazione è fornita da apparecchiature esterne.

I due apparecchi possono funzionare in TTL flash ma proprio per la possibilità di usare due o più lampeggiatori in contemporanea questa opzione non mi sembra così interessante.

La slitta consente l'uso di una livella fra le tante in commercio; è quindi agevole   mettere in bolla l'apparecchio e ridurre la deformazione prospettica, ovviamente più sensibile per la grandangolo.

Mi sono più volte chiesto per qual ragione la F&H non ha più montato, sui modelli che hanno seguito  la Standard  Alt dell’anno 1932, quella utilissima bolla incollata in un angolo dello schermo di  messa a fuoco. E' vero che la reticolatura serve ottimamente allo scopo, ma, specie per soggetti che presentano poche linee dritte, si desidera spesso un migliore controllo.

Il caricamento della pellicola è agevole poiché la molla sulla bobina inferiore trattiene bene il rullo ed esclude ogni possibilità di movimenti che allentino la carta e facciano velare la pellicola.

L’avanzamento è dolcissimo, come sulle Automat di una volta.

Lo scatto ha un funzionamento “sincero” che evita esposizioni premature e non volute; la corsa è lunga quanto basta per attivare senza difficoltà il circuito esposimetrico. La misurazione rimane attiva per circa 30 secondi e consente quindi di misurare la luminosità delle zone estreme del quadro che si vuole comporre. Un particolare che sembra finalizzato all'uso all'esterno: alla filettatura interna al  pulsante è avvitato un comodo bottone che offre al dito un appoggio allargato e protegge il meccanismo dall'accesso di polvere. Non mi risulta che qualcosa di simile sia mai stato fornito con i modelli precedenti.

Fin qui abbiamo posto in rilievo soprattutto ciò che i due apparecchi hanno in comune. D'altro canto le differenze si limitano in pratica all'ottica di ripresa (e relativa baionetta).

La FX monta un Planar 2,8/80 a 5 lenti HFT, made by Rollei  su licenza Zeiss, con baionetta III. I puri storcono inevitabilmente la bocca e vorrebbero piuttosto un Planar di madre certa, come scrive argutamente Derqui nel suo articolo sulle biottica grandangolari, a pag. 4 del bollettino del Rollei Club n. 3. Alla prova pratica va a meraviglia  come tutti gli obbiettivi Rollei fra i quali non si notano differenze,  almeno nell'uso corrente.

L’obbiettivo di ripresa della FW non è il mitico Distagon ma uno Schneider Super Angulon, peraltro di 50 mm anziché 55. La baionetta è la classica IV della grandangolo di una volta. Si tratta di un’ottica di altissimo livello (e poi come ho già scritto, le ottiche Schneider a mio avviso sono forse migliori delle Zeiss).  L’angolo di campo è di 75 ° contro i 71° del Distagon.

Un particolare interessante (col quale puntualizzo un rilievo di Angelo Derqui nel suo interessantissimo articolo che ho appena citato ): l'obbiettivo non è Made by Rollei  ma Schneider - KEUZNACH e quindi un Super Angulon originale e non costruito su licenza.

Con la FX ho scattato solo un rullo a colori, con risultati ovviamente all'altezza delle aspettative.

La misurazione dell'esposizione  TTL con prevalenza della zona centrale mi ha consentito di studiare il miglior compromesso per soggetti con forte differenza di illuminazione.

A titolo di curiosità vi faccio vedere tre foto di un soggetto che mi è caro e che sovente ripeto per prova delle possibilità offerte dai singoli apparecchi.

Non ho effettuato alcun intervento al di là della riduzione del formato e della compressione in limiti tali da consentire un accettabile trasferimento dell'immagine

Lungotevere di primavera

E' stata scattata con una Rolleicord IV con obbiettivo Xenar corretto per il colore e pellicola Fuji 400;

Lungotevere d'autunno

E' stata scattata con una Rollei digitale DK 3000;

Lungotevere d'inverno

E' stata scattata con la FX, con pellicola kodak Portra NC 160.

Si deve tener presente che le prime due foto sono state scattate in giornata di sole brillante mentre  la FX ha lavorato in una mattinata con sole ancora fortemente velato.

Pur se la Rolleicord IV mostra di cavarsela molto bene, la FX sembra fornire immagini più plastiche, all'altezza della sua classe.

Vi faccio vedere un'altra foto scattata con la FX, nella stessa mattinata. Il sole pallido di dicembre  aveva finalmente avuto la meglio. Mi sento di evidenziare, senza nessuna pretesa di elogio per il mio modesto lavoro, il perfetto riempimento del formato quadrato, la notevole profondità di campo ottenuta con diaframma 22 - 1/30, cassetta stagna appoggiata alla spalletta del Tevere, come monopiede, la corretta esposizione, ottenuta appunto con la misurazione a zone. La resa dell'obbiettivo mi pare ottima.

Isola Tiberina

 

Ma la Grandangolo merita un discorso a parte, un poco più ampio.

 

OoOoOoO